Il Pescatore
75x50 cm, carta fotografica opaca montata su pannello in dibond con controtelaio
L'appuntamento
75x50 cm, carta fotografica opaca montata su pannello in dibond con controtelaio
Sky Labyrinth
33x31, mosaico di polaroid composto da 24 tessere Fujifim Instax Mini
Le vie anguste del centro storico di Firenze, con i suoi palazzi che si osservano da secoli senza mai toccarsi disegnano un percorso, una strada di luce e di cielo resa visibile dall’incontro dei margini dei tetti, dei muri, degli spioventi. Il susseguirsi delle tessere, la ripetizione della stessa prospettiva ripresa in strade, angoli e incroci diversi, dà origine a un labirinto, un sentiero da seguire che porta lo spettatore a interagire con l’opera, cercando di “risolvere” il gioco e completare il percorso. Il confine di ogni palazzo fotografato dal basso verso l’alto definisce un vuoto riempiendolo di una forma e di un concetto, il labirinto del cielo è di fatto lo spazio vuoto percepibile guardando all’insù, uno spazio che è l’alter ego della strada stessa. L’opera vuole interpretare il concetto di apologia del margine sia sul piano visivo, che a livello concettuale. Da un lato si vuole evidenziare il fattore creativo-genetico di un elemento terzo e nuovo, nato dalla presenza stessa del margine, cioè quello del labirinto, risultato dell’accostamento dei profili estremi delle case; dall’altro il concetto stesso di margine è insito nella natura costruttiva degli edifici ripresi, ogni palazzo col proprio carico di “umanità” all’interno, in quanto spazio abitato, si trova a dialogare con quello dell’isolato di fronte, un dialogo visivo e tangibile che si sviluppa e si apprezza sul margine esterno di ciascuno di essi. L’opera ha infine molteplici punti di osservazione e offre letture diverse a seconda della modalità con cui si osserva. Lo spettatore è dapprima chiamato a scoprire il soggetto dell’opera individuando il labirinto creato dal cielo, attraverso una lettura complessiva della stessa. Ma è solo avvicinandosi alle tessere e perdendo la visione globale della foto che si possono notare e apprezzare i dettagli delle case e delle strade fotografati: un passaggio che collega due edifici, qualche lampione, persiane aperte e socchiuse, i vetri che riflettono il blu del cielo, un albero che disegna un confine vegetale tra i tanti in muratura, e infine nell’ultima tessera in basso a destra, l’inconfondibile profilo del Palazzo della Signoria, ripreso da Via de’ Neri, l’unica presenza che permette una collocazione spaziale sicura di questo collage. Ultima, la dimensione del gioco: il labirinto così creato, e individuabile già dal titolo dell’opera, è un invito all’interazione, a “tornare bambini”, seguendo con il dito o con lo sguardo le molteplici vie di fuga che si aprono allo spettatore per uscire da quell’intreccio di strade creato dai palazzi.